21/12/07

REPUBBLICA DOMENICANA. GRANDE MOBILITAZIONE PER LA VITA

Vescovi, associazioni e semplici fedeli hanno invaso le vie di San Pedro

(070510) A San Pedro de Macorís, una delle principali città dell’isola, venerdì 30 novembre migliaia di persone hanno partecipato alla marcia a favore della vita e contro la cultura della morte, organizzata dalla Chiesa Cattolica e sostenuta da diverse organizzazioni cristiane. Il corteo ha preso avvio dalla Cattedrale di San Pietro Apostolo per giungere fino al cimitero municipale di Santa Fe, dove è stata inaugurata una nicchia in memoria dei non nati. Mons. Franciso Ozoria, vescovo della diocesi, ha presieduto la manifestazione, alla quale hanno partecipato rappresentanti ecclesiastici e delle diverse istituzioni locali.

In occasione della marcia è stato presentato il documento elaborato dalla Pastorale familiare della diocesi intitolato "Rispetta, difendi, servi ed ama la vita". Il documento esprime il convincimento che la soluzione ai problemi fondamentali della nazione non sia promuovere la cultura della morte, riflettendo sul carattere criminale ed immorale dell'aborto, e sui seri turbamenti psicologici personali, familiari e sociali che genera. "I buoni e retti legislatori - si legge nel documento - sono quelli che riconoscono che non hanno un potere assoluto in questa materia e che devono procurare solo, sempre ed in tutto, la difesa responsabile dei valori permanenti che derivano dalla legge naturale, rispecchiata nella coscienza e nel cuore degli uomini, dalla Legge di Dio. Anzi, sono quelli disposti a resistere con fermezza, onore e lealtà alle grandi pressioni che provengono da correnti esterne disumanizzanti, da istituzioni internazionali che premono e pretendono di giustificare la cultura della morte".

questo e i seguenti articoli numerati sono di www.mpv.org

URUGUAY. IL PRESIDENTE VASQUEZ PROMETTE IL VETO ALLA LEGGE SULL’ABORTO

La nuova normativa è stata già approvata dal Senato (070509) Il presidente uruguayano ha ribadito la sua contrarietà al progetto di legalizzazione dell’aborto passato dal Senato con 18 voti a favore e 13 contrari. Il presidente ha affermato “La legge sulla Salute sessuale e riproduttiva ha elementi molto positivi che vanno salvaguardati. Tuttavia ce ne sono altri che non condivido dal punto di vista filosofico e biologico e sui quali sarà quindi posto il veto.”

CROAZIA. CROLLANO IN QUINDICI ANNI, ABORTI, DIVORZI E SUICIDI

Con la fine del regime comunista le Ivg si sono ridotte dell’88,5%

(070508) Seppure la legge sulle interruzioni volontarie di gravidanza sia la stessa, dal crollo del comunismo al 2005 gli aborti in Croazia sono diminuiti dell’88,5%.

Marijo Zivkovicc, del Centro per la famiglia di Zagabria ha spiegato che questo risultato “è tutto frutto del lavoro di educazione e formazione al Vangelo della vita promosso dalla Chiesa e dalle associazioni cattoliche”.

Nel 1989, ultimo anno del regime comunista in Croazia, si sono avuti 40mila aborti, mentre nel 2005 gli aborti sono stati 4600. Zivkovic ha comparato i dati di due città industriali con popolazioni simili, come Rijeka (330.000 abitanti) e Split (470.000 abitanti), ed ha fatto notare che in quest’ultima si sono registrati un calo nel numero degli aborti, dei divorzi e dei suicidi, una riduzione dell’uso di contraccettivi e una percentuale quasi doppia di famiglie con almeno tre bambini.

In totale controtendenza rispetto ai dati demografici europei, la Croazia dal 1995 ha visto un incremento dell’11% nel numero di giovani sotto i 14 anni; ha sempre più famiglie che mettono al mondo almeno tre figli; ha un basso tasso di divorzi; un bassissimo livello di persone infette dall’Aids; e un numero ancor più basso di persone che usano il condom.
Secondo il Presidente del Centro per la famiglia croato, gran parte di questo cambiamento culturale è dovuto al lavoro fatto dai cattolici negli anni Settanta e Ottanta, ma soprattutto dopo la caduta del comunismo.

Per dare una idea di come la cultura della vita stia prevalendo in Croazia basta guardare la moneta di 25 Kuna (l'equivalente di tre euro) che nel conio del 2000 ha una parte con l’immagine di un bambino in gestazione con tanto di cordone ombelicale.

PORTOGALLO. MEDICI IN RIVOLTA PER DIFENDERE I PRINCIPI ETICI

L’associazione di categoria risponde picche all’ultimatum del ministro

(070507) L’Associazione nazionale dei medici in Portogallo con il suo leader Pedro Nunes, ha bocciato l’ultimatum impostogli dal governo di Lisbona in merito al cambiamento dello statuto dell’associazione che prevede “il rispetto della vita fin dal suo inizio”.

Il socialista Antonio Correia de Campos, ministro della Salute, aveva imposto all’associazione di rivedere lo statuto in seguito alla legalizzazione dell’aborto.

Nunes, che è portavoce di 35mila medici, ha risposto che “avere principi etici è ciò che differenzia gli esseri razionali da un gregge di pecore, il codice può essere cambiato solo dai medici e non dal ministro”.

SPAGNA 2. ZAPATERO METTE IL FRENO AD ABORTO ED EUTANASIA

I due temi sono “troppo delicati” per entrare nei programmi elettorali dei socialisti

(070506) Tanto la riforma della legislazione sull’aborto quanto i dibattiti sull’eutanasia restano fuori dal nuovo programma elettorale del Partito socialista di Zapatero.

Le questioni di bioetica sono considerate terreno troppo delicato da affrontare, e, nonostante fossero stati inseriti nel programma elettorale del 2004, sarebbero esclusi dal programma per le elezioni del 9 marzo 2008 in cui il governo socialista di Zapatero cercherà la conferma per un secondo mandato.

Il governo spagnolo non ha intenzione di modificare l’attuale legge sull’aborto liberalizzandolo completamente nei primi mesi di gravidanza. Lo ha detto il ministro della sanità Bernat Soria spiegando che la questione ’non è nell’agenda politica’.

Le parole di Soria fanno seguito al ’no’ dei socialisti ad una mozione presentata in parlamento dall’estrema sinistra per liberalizzare l’aborto nei primi tre mesi. In precedenza il premier aveva riaperto il dibattito sull’aborto promuovendo ’una riflessione’ nel partito socialista su tale tema.

SPAGNA 1. IMPERVERSA L’ABORTO CLANDESTINO

Decine di medici arrestati, cliniche chiuse per aborti oltre le 30 settimane

(070505) A seguito di perquisizioni e fermi svolte nei giorni scorsi da parte della polizia, emerge lo sconcertante quadro che vede coinvolti alcuni medici delle cliniche di Barcellona, accusati di aver compiuto aborti a feti di sette ed otto mesi.

Il dott Carlos Morin, responsabile delle cliniche fermato insieme ad altre cinque persone, avrebbe accettato di compiere aborti di 30 settimane con un’iniezione di una sostanza tossica al feto, al costo di 4.000 euro.

I sei fermi hanno portato a tre arresti nelle scorse settimane. Ma le indagini si sono allargate e sono finiti nella rete anche psichiatri e psicologi che avrebbero firmato certificati per consentire l’interruzione della gravidanza senza aver visitato le pazienti. Due cliniche a Madrid coinvolte nello stesso scandalo e collegate all’organizzazione del dottor Morin, sono state chiuse.

RU486. LA PILLOLA E’ DIECI VOLTE PIU’ RISCHIOSA DELL’ABORTO CHIRURGICO

Presentato uno studio della Società medico-scientifica “Promed Galileo”

(0705154) Il 6 Dicembre a Roma, presso la Camera dei Deputati, è stato presentato uno studio scientifico in cui si denunciano tutti i limiti sull’efficacia, la tollerabilità ed i rischi della pillola abortiva Ru486.

La Società medico-scientifica Promed Galileo ha elaborato il documento, utilizzando strategie di ricerca orientate alla sensibilità è stata effettuata la ricerca delle fonti sulle banche dati, oltre alla letteratura "grigia" ed il web.

I ricercatori hanno condotto lo studio affermando che “Il documento intende rappresentare una fonte indipendente di informazioni per le Autorità regolatorie e le istituzioni oltre che per i cittadini poiché la percezione generale della problematica non è stata sufficientemente basata su una corretta valutazione delle evidenze”.

Le conclusioni dell’indagine non lasciano spazio a dubbi: il profilo di sicurezza dell’interruzione di gravidanza con mifepristone/misoprostol è inferiore rispetto a quella con aborto chirurgico, a parità di età gestazionale. Il rischio assoluto è basso per entrambe le metodiche, ma il rischio relativo dell’aborto farmacologico è di almeno 10 a 1.

RU486. SONO DIVENTATE 16 LE VITTIME ACCERTATE

Si moltiplicano gli appelli all’Aifa per non registrare in Italia la pillola abortiva

(070504) Ancora una vittima accertata della Ru486. Una diciottenne americana è infatti la sedicesima donna ad aver perso la vita a seguito dell’uso della contestata pillola. Eppure l’iter per l’ingresso sul mercato italiano della pillola prosegue senza alcuna interruzione. Nel silenzio mediatico quasi totale la Ru486 ha dimostrato di mettere a rischio la vita delle donne dieci volte in più delle altre tecniche, oltre a promuovere l’aborto casalingo fai-da-te e demolire la legge 194, come già accaduto in Francia.

Si moltiplicano di conseguenza gli appelli all’Agenzia per il Farmaco, cui spetta l’ultima parola sulla registrazione della pillola nel nostro Paese, perchè tenga conto di quanto accaduto e non si faccia travolgere da chi vuole speculare sulla salute della donna.

SINDROME POST ABORTO. PRESENTATO UN NUOVO SERVIZIO ALLA DONNA

Lavorerà a stretto contatto con i Centri di aiuto alla vita e con SosVita

(070514) Nel corso del XXVII convegno dei Centri di aiuto alla vita, è stato dato l’annuncio della creazione di un nuovo servizio del Movimento per la vita rivolto alle moltissime donne colpite dalla sindrome post aborto.

«Il servizio» spiega Lucio Romano, vicepresidente del Movimento per la vita «si prefigge, almeno nella prima fase un duplice obbiettivo: da un lato incentivare la ricerca su questa sindrome finora quasi sconosciuta agli ambienti medici italiani ma all’estero da tempo approfonditamente studiata, dall’altro formare e sostenere gli operatori dei Centri di aiuto alla vita che quotidianamente incontrano donne cadute in depressione a seguito di un aborto anche remoto».

«Il nuovo servizio lavorerà a supporto ed in stretta collaborazione con i trecento Cav sparsi in tutta Italia e con SosVita, la linea verde (800-813000) che da dieci anni raccoglie i problemi e le sofferenze di migliaia di donne alle prese con una gravidanza indesiderata o con un aborto pregresso. Ma non è escluso che in una seconda fase si possa aprire un centro di risposta diretta alle donne»

LEGGE 194. TRENT’ANNI E LI DIMOSTRA TUTTI

Il dialogo è possibile ma alcune modifiche sono irrinunciabili

(070513) A conclusione del XXVII convegno nazionale dei Centri di aiuto alla vita (Roma 23-25 novembre 2007), gli oltre seicento partecipanti hanno fissato i punti che potrebbero costituire la base per aprire un dialogo sulla legge. Senza cambiare il giudizio integralmente negativo sulla 194, ma nonostante questo e nel prioritario interesse di offrire una maggior tutela del diritto alla vita a tutti gli italiani, nati o non nati, siamo disposti a lavorare insieme alle forze politiche ed alle istituzioni per individuare alcuni aspetti che rendano questa legge meno ingiusta».

Perché il dibattito sulla legge sia sincero e proficuo, vengono indicate alcune modifche alla normativa:

- Art. 1: La Repubblica non si limita a “tutelare la vita umana fin dal suo inizio”, ma “tutela il diritto alla vita fin dal concepimento”.

- Art. 4: Sono escluse le cause economico-sociali.

- Art. 5: La causa per cui l’aborto viene richiesto viene verbalizzata. Si dà atto a verbale anche delle offerte di alternative e del loro risultato. La funzione consultoriale è svolta esclusivamente in funzione dell’aiuto alla nascita. I consultori non hanno mai il compito di autorizzare l’aborto.

- Art. 6 e 7: Nell’aborto terapeutico la malattia della madre e l’anomalia del figlio è certificata sempre da un collegio di specialisti. Se l’aborto avviene per anomalia del figlio, è sempre effettuato il riscontro diagnostico sul feto. I dati sono riferiti alle Regioni e da queste al Ministro della Salute, che ne fa oggetto di valutazione e ne riferisce al Parlamento.

- Art. 9: L’obiezione di coscienza ha effetto immediato e riguarda anche gli addetti alle farmacie.

- Art. 16: La relazione ministeriale indica anche i dati relativi agli aborti evitati mediante l’intervento pubblico e riferisce anche sui risultati ottenuti dal volontariato.

40 MOVIMENTI PRO LIFE D’EUROPA LANCIANO UNA CAMPAGNA CONTINENTALE

Dieci milioni di firme per il diritto alla vita e la famiglia

(070501) I rappresentanti di 40 organizzazioni per la vita e la famiglia di 14 diversi Paesi europei si sono incontrati nei giorni scorsi a Strasburgo per iniziativa del Forum europeo per i diritti umani e le famiglie (Fefa), in occasione della proclamazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (12 dicembre).

I pro life europei hanno deciso di lanciare una petizione che dovrà protrarsi fino al 10 dicembre 2008 (60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo), e che ha come obbiettivo la raccolta di 10 milioni di firme per la vita e la dignità dell’uomo in tutti i Paesi dell’Unione.

Nella petizione è scritto: “Consapevoli che la dignità umana, la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà e la giustizia costituiscono il patrimonio spirituale e morale su cui si fonda l’unione dei popoli europei” constatiamo che “i diritti dell’uomo sono traditi anche perché non sono riconosciuti come titolari di tali diritti tutti gli esseri umani”.

Nel testo si sottolinea anche che “non è sempre chiara la definizione della famiglia, in un contesto generale in cui il crollo demografico in Europa è ragione di grave preoccupazione e diviene sempre più importante il compito educativo dei genitori verso i figli”.

I sottoscrittori della petizione chiedono infine che “alla base della interpretazione, della promozione e dell’attuazione dei diritti umani sia posto sempre il riconoscimento del diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale e dalla famiglia come nucleo fondamentale dello Stato, costituita mediante il matrimonio di una donna e di un uomo”.

In Italia ad organizzare la raccolta sarà il Movimento per la vita che ha attivato un indirizzo mail con cui aderire on line: dirittiumani@mpv.org

20/12/07

COMMENTI

Le seguenti lettere sono prese da "il Foglio"


AL DIRETTORE Anche a nome dell’associazione che rappresento, aderisco senza esitazione alla “Grande Moratoria della strage degli innocenti”, per sospendere le esecuzioni di aborto che si svolgono ogni giorno nel mondo. Condanne senza appello, senza processo, senza diritto alla difesa. Condanne suffragate dalla forza del diritto, da leggi come la 194 del 1978 che ha introdotto nei cuori e nelle menti dell’opinione pubblica italiana l’idea che l’aborto sia un fatto normale, una questione della donna. Complimenti a lei, caro coraggioso direttore, che compie un primo passo verso il superamento di quel terribile principio di autodeterminazione che è all’origine della Grande Ingiustizia dell’aborto legale. Sarà un cammino lungo e faticoso. Ma, per quello che vale, conti sempre sulla nostra presenza al suo fianco. Fin da ora siamo disponibili alla raccolta di firme, al fianco del suo benemerito giornale, per dimostrare che non tutti hanno ormai supinamente accettato come inevitabile l’uccisione di Abele.

Mario Palmaro, presidente Verità e Vita


AL DIRETTORE Io e lei siamo ideologicamente agli antipodi, ma la sua dichiarazione a Otto e mezzo mi ha commosso. Solo un perfetto ipocrita, infatti, può combattere strenuamente contro la pena di morte, e restare indifferente al cospetto del genocidio dell’aborto. Solo uno stato di straordinaria confusione mentale può spingere a difendere il diritto alla vita di un pericoloso assassino, facendo finta di non vedere il medesimo diritto alla vita di un essere umano inerme e innocente. Da oggi la considero il presidente onorario del movimento per la vita italiano. Con grande stima e riconoscenza.

Enrico Pagano, Milano



AL DIRETTORE Anziché proporre la moratoria per l’aborto (che è una autentica pagliacciata dal momento che lei per primo non crede a questa necessità) perché non propone una moratoria universale contro la guerra e le armi al fosforo, all’uranio, al napalm con le quali si distruggono anche le generazioni che verranno dopo le guerre e si avvelena il pianeta?

Pietro Ancona, via Web

rispondo io: 1. l'una non esclude l'altra. 2. come si a giudicare quello che crede o non crede una persona?


AL DIRETTORE Non ho nemmeno un Dio a cui appellarmi. Diffido della mia coscienza, come delle coscienze in genere che sono giudici indulgenti. Ma mi scuote un sentimento di ripugnanza e di depressione se soltanto penso all’aborto. Si impicca per profilassi sociale fra le urla di terrore del condannato e quelle di protesta dei sacrosanti abolizionisti. Il bimbo viene mandato a morte quasi sempre per profilassi tardiva e non so come sia il suo grido di paura, né se lo emetta. Conservo una sola utopia, e aderisco.

Mattia Feltri


SÌ, PRONTI A SOTTOSCRIVERE LA MORATORIA

L’ABORTO, DOPO LA PENA DI MORTE

SÌ, PRONTI A SOTTOSCRIVERE LA MORATORIA

MARINA CORRADI - Avvenire

Una moratoria anche per l’aborto. Dalle colonne del 'Foglio' Giuliano Ferrara lancia un sasso nello stagno dei rallegramenti, pure doverosi e sacrosanti, per il voto dell’Onu. E ricorda che oltre alle sedie elettriche e alle forche che ci indignano, ogni anno al mondo si fanno milioni di aborti. Si abortiscono i figli non voluti ma anche quelli che non si hanno i soldi per mantenere, le femmine ritenute di troppo dalle politiche demografiche delle tigri asiatiche, e quelli imperfetti, o come tali identificati, con interventi singolarmente chiamati 'aborti terapeutici' – dove la terapia del malato è la morte. 45 milioni di aborti all’anno nel mondo, 130 mila in Italia, e, ci dicono, è un soddisfacente risultato. Se un bambino muore l’Italia si commuove, ma quei centomila non esistono, e non interessano. Invisibili. Ci fa piacere che sia un laico a lanciare il sasso, perchè, l’avesse fatto un cattolico, non gli avrebbe badato nessuno: i soliti cattolici, fissati con «gli embrioni e quella roba lì», come ha detto Eugenio Scalfari l’altra sera a 'La7', intervistato proprio da Ferrara.

Ma, dunque, una moratoria sull’aborto. In che senso, in che modo in Italia si può parlare di questa 'moratoria', che naturalmente i cattolici sottoscrivono, senza fare dell’utopia? È di questi giorni, a Milano, la notizia delle dimissioni della storica presidente del centro di aiuto alla vita della Clinica Mangiagalli. Paola Bonzi, la donna che nel 1984 fondò nella maggiore Maternità milanese un luogo per aiutare le donne disposte a discutere la decisione di abortire, getta la spugna per protesta: non ha più fondi per andare avanti. Cosa è successo? Due anni fa l’allora primario Giorgio Pardi – ai tempi, autore del primo aborto legale a Milano – si rese conto di come il target delle donne che abortiscono fosse cambiato, da quel lontano 1978. Negli anni Settanta, femministe e borghesi; oggi, all’80% extracomunitarie che rinunciano al figlio per non perdere un lavoro in nero. Pardi si spese – prima di morire all’improvviso, pochi mesi fa – perché tutte le donne che andavano a abortire in via Commenda venissero a conoscenza del Cav. Così in due anni l’utenza è aumentata dell’83%. Solo nel 2006, 833 bambini sono nati grazie all’aiuto del centro. Alle loro madri sono stati distribuiti 604 mila euro per sostenerle nei mesi della gravidanza.

Bene, ma: troppe madri e troppi bambini, ora i soldi sono finiti. In Comune, An vorrebbe stanziare 200mila euro per il Cav, ma i radicali sono andati su tutte le furie. Soldi a un Centro di aiuto alla vita? Mai.

E tutto questo per dire che la moratoria sull’aborto deve cominciare dalla applicazione piena della 194. Il Cav della Mangiagalli è un «consultorio familiare accreditato», di quelli cui l’articolo 5 della legge assegna il compito di «rimuovere le cause» che portano la donna all’interruzione della gravidanza, «di promuovere ogni intervento atto a sostenerla» ,«sia durante la gravidanza che dopo il parto». Questa è, semplicemente, la legge. I fondi per queste attività non sono elemosine da domandare, devono essere garantiti, se la legge li prevede. Una moratoria per l’aborto, bellissimo. Forse meno politically correct che contro la pena di morte, non piacerà ai radical chic, nei quartieri alti, alle femministe invecchiate che non si riconoscono in quelle poveracce romene che se appena hanno i soldi per mangiare, il bambino se lo tengono.

Ma che questa 'moratoria' sia una cosa concreta. Che i consultori propongano davvero un’alternativa. Che ci si domandi che segno è, quest’impennata di domande di aiuto nella prima Maternità del Nord – e se davvero non fare un figlio è ancora e sempre una scelta. E quanti figli si salvano, se tra tante porte chiuse se ne trova almeno una aperta.

APPELLO, ORA LA MORATORIA PER L’ABORTO

C’è anche una pena di morte, legale, che riguarda centinaia di milioni di esseri umani. Le buone coscienze che si rallegrano per il voto dell’Onu ora riflettano sulla strage eugenica, razzista e sessista degli innocenti

http://www.la7.it/blog/post_dettaglio.asp?idblog=GIULIANO_FERRARA_-_Gli_editoriali_11&id=1521

17/12/07

SALVATELI DALLA 194

  • Permette di uccidere a spese dello Stato 130 mila bambini e bambine all'anno, lasciando tante donne sole nella loro disperazione;
  • permette ad alcuni uomini di spingerle all'aborto, lavandosene le mani (e agli sfruttatori di prostitute straniere minorenni di costringerle ad abortire per riprendere il loro lavoro.);
  • dopo l'aborto sa offrire solo contraccettivi perché non succeda più (si veda la relazione del Ministro della Salute di quest'anno);
  • nasconde, occulta, tace, copre il bambino;
  • rinomina l'aborto "interruzione della gravidanza";
  • impedisce di aiutare davvero le madri in difficoltà a scegliere per la vita;
  • impone socialmente l'aborto eugenetico, aprendo la strada all'eutanasia eugenetica dei neonati.

La legge 194 "ha fatto mentalità" ed impedisce - sempre di più - di "parlare dell'esperienza del materno". Chi combatte per rovesciare la legge 194 si fa carico di tutte le donne e di tutti i bambini. Solo dicendo tutta la verità su questa legge possiamo davvero combattere l'aborto e salvare le madri e i loro bambini.

13/12/07

LA LEGGE NON E' APPLICATA

Una legge siffatta ha un suo ruolo se ottiene un decremento del numero di aborti. Ovvero se contrasta la soppressione della vita e rimuove le cause che conducono all'aborto (articolo 1).
Gli articoli 2 e 5 (quelli sui consultori) non sono mai stati applicati.
E ancora: dopo i primi novanta giorni di gravidanza, la madre può abortire solo se «la gravidanza o il parto comportano un grave pericolo per la vita della donna» (articolo 6). Mai applicato.
Inoltre: la legge prevede che quando il bambino è portatore di malformazioni, se questo comporta rischio per la salute psichica della madre, si possa procedere all'aborto terapeutico (che però terapeutico non è, bensì è eugenetico).

http://www.tempi.it/archivio_dett.aspx?idarchivio=13611

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