29/01/10

imparare a trattare il mammifero umano con la stessa delicatezza che la Ford ci insegna verso delfini, orsetti ed elefantini non ancora nati

Sono già formati, si riconosce la piccola proboscide, il musetto. Sono azzurri come le cose belle dei nostri sogni, però sono reali anche se per vedere questi mammiferi ancora immersi nel liquido amniotico ci saranno volute telecamere grandi come una capocchia di spillo infilate sotto la pelliccia dell'orsa, dell'elefantessa e della delfina. Dunque il messaggio di protezione della natura, ma anche l'impulso a spendere denari, a mettere in moto l'economia è affidato a creature che devono nascere, che vogliono nascere, che è bello nascano. Creature che non vanno rigettate, non vanno sputate come rifiuti in un mondo schifoso, ma bisogna rispettare loro e il loro destino.Vogliamo dirlo: è la prima pubblicità contro l'aborto che si sia vista. Mostra come l'aborto sia non solo contro gli esserini che non nascono, ma anche contro le madri che vorrebbero il loro bene, contro il desiderio di vita, di moltiplicazione e protezione che è in noi. Insomma contro la natura e l'ambiente. Ho detto aborto. I creativi della pubblicità Ford però si sono accontentati della metafora, della analogia: i mammiferi, ma non quel tipo particolare di mammifero di nome uomo. Infatti se i tre protagonisti dello spot fossero stati tre bambini, magari di colori diversi, esso avrebbe diviso. Tutti infatti sono d'accordo che gli animali non vanno fatti abortire, ci sono campagne giustissime contro chi strappa gli agnellini persiani - i karakul - dal ventre di mamma pecora per farne pellicce di astrakan. Cito: «In un video diffuso da Human Society e girato nel 2000 in una fattoria in Uzbekistan (con 10.000 capi) si vede la pecora gravida tenuta a terra, le viene tagliata la gola e squartato il ventre per estrarre il feto». Orrore, non si fa. Né uccidere la madre e neanche il cucciolo. Anche il cucciolo d'uomo direi. È contro natura, contro gli ecoincentivi che sono dentro di noi. C'erano i verdi tedeschi - almeno una loro corrente - che negli anni '80 si dissero d'accordo con Ratzinger nella contrarietà all'aborto perché contro natura.Ogni tanto bisogna ricordare che questa tragedia continua. E che non va bene. La nostra legge, la 194, si chiama «Per la tutela della maternità», poi legalizza l'aborto. Si era detto, quando nel 2008 Giuliano Ferrara presentò la lista No all'aborto, che il Parlamento avrebbe fatto di tutto per spingere verso il sostegno della vita nascente e di chi ne era artefice (la donna). Invece l'aborto fa progressi inesorabili grazie alla Ru486, che rende pericolosa per la donna, ma facile e solitaria la distruzione di un certo tipo di mammifero, che andrebbe tutelato. Il cucciolo d'uomo.Mi rendo conto che sarò criticato per questa espressione presa di peso da Kipling. Si dirà: bisogna dire feti, che sembrano un po' meno bambini e molto meno persone. Ma io stavo citando la pubblicità della Ford, che nel sito Internet ufficiale viene descritta così: «La campagna di lancio, che punta sullo slogan "Perché l'ambiente conta davvero", si intitola "Baby Animals" e ritrae tre cuccioli (un delfino, un orso e un elefante, nelle foto) che riposano nel grembo materno». Li chiamano «animali bambini» e «cuccioli nel grembo materno», non dicono «feti». Mi viene in mente che bisognerebbe imparare a trattare e chiamare il mammifero umano con la stessa delicatezza che la Ford ci insegna verso delfini, orsetti ed elefantini non ancora nati.
(C) Il Giornale, 6 gennaio 2010

Usa, lo spot più costoso? Anti-aborto al Superbowl

Durante il Superbowl andrà in onda una pubblicità con protagonista la madre del campione Tim Tebow: racconta la gravidanza che avrebbe dovuto interrompere. Invece ha generato una star, quella che in quel momento sarà in campo

New York Negli Stati Uniti, dove il dibattito sull’aborto è una costante del mondo politico, l’ammissibilità morale dell’interruzione di gravidanza passerà di colpo dai dibattiti elettorali allo sport: grazie a uno spot di 30 secondi che sarà trasmesso a febbraio nel corso del Superbowl - la seguitissima finale del campionato di football americano - la mamma di Tim Tebow, stella nascente dello sport più amato nel Paese, diventerà la nuova eroina dei pro-lifer. Come? Raccontando come i medici le avessero sconsigliato di portare a termine la sua difficile gravidanza.
«C’era il rischio che mio figlio nascesse handicappato ma ho rispettato il suo diritto a vivere», racconta nella pubblicità Pam Tebow. «Ed eccolo qui, è il più promettente quarterback della National Football League».
Intitolato Celebrate family, celebrate life - celebra la famiglia, celebra la vita - lo spot è stato creato da una delle maggiori associazioni del movimento anti-aborto, Focus on the family, che trasmetterà il suo messaggio durante la diretta televisiva più seguita dell’anno. Quando, domenica 7 febbraio, le squadre di Indianapolis e New Orleans si sfideranno a Miami nella 44ª finale del campionato. E proprio grazie all’incredibile audience che per più di quattro ore seguirà la trasmissione, il network Cbs riuscirà anche quest’anno a strappare 2,5 milioni di dollari ad annuncio. In genere però si tratta di «prodotti» molto più frivoli: ragazze in bikini e umorismo da colletti blu vendono lattine di birra, patatine, automobili, jeans e l’immancabile Coca Cola e le pizze congelate.
Il messaggio di Tebow, figlia di un pastore evangelico di Jacksonville in Florida - «Avevo chiesto al Signore di darmi come figlio un predicatore, invece mi trovo in casa un quarterback» - riporta sulla breccia la nuova realtà sociale americana: per la prima volta dal 1973, quando la Corte Suprema ha legalizzato l’aborto, i sondaggi della Gallup dimostrano che la maggioranza della popolazione è moralmente contraria.
Il 51 per cento (l’anno scorso era soltanto il 44) s’identifica adesso con i pro-life e a mobilitarsi contro l’aborto sono soprattutto i giovani: l’età media, secondo un’inchiesta del New York Magazine, si aggira tra i 18 e i 29 anni. «Questa è la generazione più antiabortista dell’intera storia americana dopo la Grande Depressione», spiega l’autrice dell’articolo, Jennifer Senior. «Questi giovani cresciuti con la libertà di scelta oggi non sono più convinti che abortire sia la soluzione giusta».
Anche per questo le organizzazioni pro-choice, gruppi di femministe e numerosi giornalisti liberal temono le ripercussioni dello spot trasmesso durante il Superbowl.
«Per 30 secondi cento milioni di americani saranno infelici...», ha scritto Gregg Dovel, giornalista televisivo della stessa rete Cbs. «Ma non protesto perché quello spot è contro la legge sull’aborto, bensì perché mescola la politica al nostro amato sport».
Eppure, il futuro dell’astro nascente Tim Tebow dipende proprio dalle reazioni che la Nfl avrà nei confronti dell’annuncio, che «cristallizza» la spinta pro-life: dopo essersi aggiudicato il leggendario Trofeo Herman quale migliore quarterback universitario (frequenta oggi la University of Florida e gioca con i Gators), il ventiduenne dovrebbe essere ingaggiato da una squadra del campionato professionistico. Ma sarà accettato, nonostante la sua posizione pro-life e il fatto che ogni domenica, per non avere negli occhi i riflessi della luce artificiale, si dipinga sotto gli occhi, bianco su nero, un versetto delle Sacre Scritture? «Se una squadra esita a ingaggiarmi - ha risposto il giovane Tebow - forse non è il team per me. Io certo con rinuncio alla mia fede in cambio di qualche partita giocata la domenica».

di Silvia Kramar (ilgiornale)

28/01/10

Aborto, ansietà e depressione per chi lo subisce

Ricercatori neozelandesi che hanno esaminato le cartelle cliniche di oltre 500 donne hanno concluso che l’aborto “ porta a una significativa sofferenza in alcune di esse” e che quelle che si oppongono alla gravidanza hanno fino all’80% di possibilità di avere in futuro problemi di salute mentale.

By Alastair JamiesonPublished: 7:00AM GMT 02 Nov 2009 abortion

Prof David Fergusson, del dipartimento di medicina psicologica, e la sua squadra, ha studiato i dati rilevati dalle numerose interviste fatte a donne di età compresa tra 15 e 30: ogni volta gli veniva chiesto se fossero in stato di gravidanza e, in caso affermativo, quali l'esito e le sensazioni della gravidanza. Oltre l'85 per cento delle donne ha riportato almeno una reazione emotiva negativa, tra cui il dolore, la tristezza, il senso di colpa, rimorso, dolore e delusione. Un numero analogo ha riportato almeno una reazione positiva, compresa la felicità e soddisfazione.

Lo studio ha trovato che le donne che hanno riportato almeno una reazione negativa avevano tassi di problemi di salute mentale "di circa 1,4-1,8 volte superiore rispetto alle donne che non avevano abortito”. La relazione conclude: "Complessivamente, questa evidenza solleva questioni importanti sulla pratica di giustificare l'interruzione della gravidanza come procedura per ridurre i rischi di problemi di salute mentale delle donne che hanno gravidanze indesiderate. "Per ora non ci sono prove per sostenere l'ipotesi alla base di questa procedura e le conclusioni del presente studio suggeriscono che l'aborto può, infatti, aumentare i rischi di salute mentale tra quelle donne che cercano di trovare e di ottenere un aborto ".

In precedenza i risultati dello studio stesso, quando le donne erano di età fino a 25, dimostra che oltre il 40 per cento delle donne che hanno avuto un aborto ha sofferto di depressione negli anni successivi, una percentuale quasi doppia rispetto al tasso di coloro che non erano mai state in stato di gravidanza.

Abortion does not increase risk of mental health problems, says studyPoor team spirit at work 'raises risk of depression'Middle aged women suffering most from mental health problemsMental health is not harmed by abortion, study saysFather's mental health impacts on children, study finds

http://www.telegraph.co.uk/health/healthnews/6481289/Abortion-can-put-women-at-increased-risk-of-mental-health-problems-says-study.html

Il dramma dell’aborto interferisce anche col vissuto dei figli poi regolarmente nati

di C Bellieni
Cosa passa per la mente di una ragazza che viene a sapere che uno o più suoi fratelli concepiti con lei sono stati volontariamente eliminati? Possiamo solo immaginarlo, ma non possiamo disinteressarcene: un fatto così personale ed intimo non lascia indifferenti; e i recenti reportages secondo cui sono stati operati aborti selettivi per ridurre il numero dei feti al fine di diminuire i rischi ai sopravvissuti, generano serie preoccupazioni.
Esistono infatti in USA addirittura dei libri per aiutare i genitori a far accettare un aborto spontaneo ai fratellini già nati (per esempio “No Smile Cookies Today” di K Kennedy Tapp o “Molly’s Rosebush” di J. Cohn), proprio perché non è un passaggio facile, che anzi potrebbe essere sbagliato censurare. Immaginiamoci allora quando l’aborto non è spontaneo, come sottolineano nel 2006 Philip Ney e collaboratori dell’Università della British Columbia, parlando chiaramente di Sindrome del sopravvissuto all’aborto volontario, che mostra segni diversi da chi ha avuto fratelli morti per aborto spontaneo. Per questo è importante ricordarsi che il dramma dell’aborto non interessa solo le persone che direttamente lo subiscono, cioè il bimbo e la donna, ma può interferire anche col vissuto dei figli poi regolarmente nati.
Questo ci porta ad interrogarci sul beneficio per la salute che trae la donna che opta per un aborto selettivo; o su quello che ne trae il fratello che, dopo l’aborto, invece nasce. E a domandarci come si armonizzi la soppressione di un solo feto, per di più sano, con l’attuale normativa italiana, la legge 194.
La legge 194 è fatta esplicitamente per normare la “interruzione di gravidanza” e non “l’aborto”, parola che la legge non usa mai. Ora, nel caso della riduzione fetale, la gravidanza della donna non viene interrotta, pur venendo consumato un aborto. Ed è qui il punto: se la legge parla solo di depenalizzare l’interruzione di gravidanza (IVG), difficilmente può rientrare nel suo ambito un intervento che la gravidanza non interrompe, perché per “gravidanza interrotta” si intende che la donna non è più incinta. Chi ha scritto la legge si riferiva ad un fenomeno del tipo on/off, bianco/nero: la gravidanza o c’è o non c’è. Volevano dire che la gravidanza crea talora un rischio per la salute maggiore della non-gravidanza. Si può obiettare che chi ha voluto depenalizzare l’IVG in realtà voleva depenalizzare l’aborto; ma così non è stato, stando alla lettera della legge, tant’è vero che l’articolo 6 e 7 della legge impediscono l’aborto se il feto è vitale (non si può uccidere il feto in utero quando ormai è vitale, per farlo nascere morto e aggirare la legge).
Ma può la riduzione fetale esser utile alla salute di madre o dei gemelli, come richiederebbe la legge 194? Credo che si debbano considerare due punti. Primo, che l’aborto selettivo può portare a morte gli altri feti come effetto collaterale, come riporta ad esempio la rivista Prenatal Diagnosis del marzo 2002; e la salute psichica di una donna, magari pervenuta alla fecondazione in vitro, è più danneggiata da una possibile nascita di tre gemelli o da una possibile perdita di tutti e tre? Secondo, che l’aborto selettivo può avere delle ricadute sulla psiche dei bambini sopravvissuti, come ben spiega lo psichiatra francese Benoit Bayle che parla di rischio di Sindrome del Sopravvissuto: senso di onnipotenza misto a senso di colpa (v. “L’embryon sur le divan”, Ed. Masson): è un rischio accettabile per la salute psichica dei bimbi e, di riflesso, della madre?
Questo getta luce sul dettato della legge: un intervento sulla gravidanza che fa proseguire la stessa, ma riduce il numero dei feti semplicemente non è considerato dalla legge 194; il legislatore evidentemente non prendeva in considerazione una via di mezzo tra “gravidanza” e “non gravidanza”, forse perché è oltremodo arduo valutare lo squilibrio della bilancia tra rischio depressivo da nascita di tre gemelli e rischio depressivo da perdita di tutti e tre. E la legge 194 nel suo spirito vorrebbe garantire la miglior strada per la salute della donna. Questo dovrebbe essere tenuto presente per una riflessione su questa pratica.

Aborto farmacologico: più dolore, meno accettabilità: parlano le donne

Aborto farmacologico: più dolore, meno accettabilità: parlano le donne
Randomised preference trial of medical versus surgical termination of pregnancy less than 14 weeks' gestation (TOPS).
Health Technol Assess. 2009 Nov;13(53):1-148
Questo studio mostra la minor accettabilità e la maggiore presenza di dolore in caso di aborto farmacologico , rispetto a quello chirurgico. E' uno studio importante (1877 donne), che ci fa domandare, quali vantaggi riportino le donne dall'introduzione dell'aborto con la pillola RU 486? E se non ne riportano, perché introdurre questa procedura?

http://carlobellieni.splinder.com/post/21770735/Aborto+farmacologico%3A+pi%C3%B9+dol

“Abortirai con dolore!” viene sarcasticamente scritto

“Abortirai con dolore!” viene sarcasticamente scritto per contestare la decisione di mettere dei limiti all’uso della pillola RU 486,di cui si sta discutendo la commercializzazione in questi giorni. In realtà, almeno a sentire le donne che l’hanno usata, il dolore è maggiore se si usa la pillola abortiva piuttosto che se si abortisce chirurgicamente. Lo afferma uno studio pubblicato sulla rivista Health Technology Assessment, rivista incaricata proprio di valutare le qualità degli strumenti per la salute. In uno studio su 1877 donne, queste riferivano di aver provato più dolore del gruppo di donne che invece avevano abortito chirurgicamente. Non vogliamo tessere le lodi dell’aborto chirurgico, ma ci domandiamo allora che vantaggio abbiano le donne dall’introduzione di un metodo più doloroso. Lo studio conclude dicendo che la procedura dell’aborto farmacologico “è accettabile” per la maggioranza delle donne che hanno partecipato allo studio, ma meno dell’aborto chirurgico. Sempre sull’accettabilità tempo addietro uno studio sul British Journal of Obstetrics and Gynecology aveva mostrato che la percentuale di donne che ripeterebbe l’aborto con metodo farmacologico è minore (53%) di quella che, avendo abortito con metodo chirurgico se dovesse abortire di nuovo ripeterebbe l’azione con lo stesso metodo (77%). Ma se le donne l’accettano di meno, perché allora introdurlo? Certo, si può pensare che qualcuno voglia un aborto completamente fatto a casa, anche perché, soprattutto nei laici Paesi di Inghilterra e Francia, aumenta il numero di medici che non vuole prendere parte ad interruzioni di gravidanza. Ma la solitudine delle proprie mura domestiche ha davvero a che fare con la libertà? D’altronde non è un mistero che l’aborto sia un rischio per le donne: un altro recente studio pubblicato sul British Medical Journal del 2005 mostra che non è vero che far nascere il figlio “concepito in maniera non programmata e indesiderata” dia maggiori problemi depressivi che abortirlo. E questo dovrebbe far riflettere sulle motivazioni che portano alla depenalizzazione dell’aborto, normalmente basate su un supposto vantaggio per la salute della donna, dall’aver evitato la nascita del bambino. Ma se abortire non è un vantaggio psicologico, perché viene mostrato invece come un diritto? Non sarà che invece il vero diritto sarebbe quello di avere dalla società tutte le condizioni per vivere la propria maternità fino in fondo, anche quando è inattesa, e invece si ricevono solo scorciatoie che indicano una sola via d’uscita: comoda per tutti tranne forse che per le donne?

articoli di C Bellieni/Bellieni's papers.

pensare sempre e solo che un bambino non voluto sia sempre e solo una iattura

“Vita segreta di una teenager americana” è una serie anomala per la TV su cui va in onda, cioè MTV, televisione nota per la sua visione liberal e giovanile… ma è proprio liberal (nel senso di “libera”) e giovanile questa serie che parla di una ragazzina americana che restata incinta a 15 anni, invece di abortire tiene il bambino e tutta la famiglia con tutti i suoi problemi la assiste e supporta. E la storia si snoda tra le scene del matrimonio della ragazza con il fidanzato davanti ai loro amici raccolti e radunati di nascosto e tante scene di solidarietà. Non è sempre così nella realtà. ma perché invece pensare sempre e solo che un bambino non voluto sia sempre e solo una iattura?

http://carlobellieni.splinder.com/post/22084231/Vita+segreta%E2%80%A6+e+buona

Aborti, non parole

Aborti, non parole. Gli elettori laziali possono sciogliere i loro eventuali dubbi: Emma Bonino mantiene le promesse elettorali. Lo testimonia la sua storia personale, anche quella dimenticata nei ritratti ufficiali, che ora la esaltano come paladina dei diritti umani. Solo raramente invece spunta una fotografia, pubblicata da Oggi nel 1975, che la ritrae curva davanti a una donna a gambe divaricate nell’atto - vero o messo in scena per il servizio - di strappare la vita a un bambino. Ma l’attuale candidata radicale, appoggiata dal Pd alla presidenza della Regione Lazio, a quei tempi, combatteva una battaglia per il «diritto a una maternità scelta», dirà nel 2006 a Grazia. Da militante radicale, agiva, infilando il tubo di una pompa da bicicletta nell’utero delle donne che si rivolgevano a lei per uccidere il figlio che portavano in grembo. Era l’attuale vicepresidente del Senato ad aspirare personalmente il «contenuto dell’utero». Poi lo depositava in un vaso da marmellata. È lei stessa a ricostruire il macabro procedimento, tralasciando soltanto un particolare: i feti finivano fra i rifiuti. A Neera Fallaci, di Oggi, confidava però la propria e altrui indifferenza: «Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi, è un buon motivo per farsi quattro risate». Le aveva insegnato a riderci sopra Adele Faccio, con cui nel 1974 aveva fondato a Milano il Centro Informazioni Sterilizzazione e Aborto, che vanta il record di 10.141 aborti procurati, all’epoca clandestinamente, cioè contro la legge che li considerava infanticidi. La Bonino finì anche in galera per qualche giorno, autodenunciandosi. Siccome - allora come oggi - le leggi venivano fatte e disfatte dai magistrati, se la cavò con un’assoluzione che le spalancò le porte del Parlamento, anticipando politicamente la legge 194 del 1978, che ha stabilito le regole per la cosiddetta interruzione di gravidanza. Attualmente si sopprimono circa oltre 120mila l’anno. In trentadue anni di vigenza, senza contare gli eccidi compiuti con mezzi di fortuna, sono milioni gli italiani che l’anagrafe non ha nemmeno potuto registrare. Tanto, mica votano. Eppure, da qualche giorno, la Bonino si mostra tranquilla anche a proposito dei suoi rapporti con il Vaticano: «Sia sui carcerati che sugli immigrati e i malati, il mio rapporto con le associazioni cattoliche è sempre stato ottimo », rispondeva l’altro ieri a Maurizio Belpietro, a Mattino Cinque, dicendosi sicura che «i cattolici, come tutti, ragioneranno sulle candidature, sui percorsi di vita, sui programmi». Fra i cristiani che con lei non intrattengono buoni rapporti, vi è Cesare Cavalleri, che sul mensile che dirige, Studi Cattolici, nell’ottobre 1976 scrive che Marco Pannella, Adele Faccio ed Emma Bonino, istigatori dell’aborto, sono «oggettivamente assassini», in quanto «chi pratica l’aborto è un assassino, e chi istiga gli assassini o con loro collabora si macchia moralmente dello stesso delitto». I tre lo querelano, e il 7 luglio 1980 il Tribunale di Milano lo assolve perché «il fatto non costituisce reato ». Un precedente giuridico importante, che consentirà al centrodestra di propagandare liberamente la verità anche durante la prossima campagna elettorale, toghe rosse permettendo. Del resto, della libertà d’opinione, la Bonino si è fatta sempre fatta paladina. In occasione del FamilyDay, il 12 maggio 2007, si era unita alla contro-manifestazione di piazza Navona, Coraggio Laico, indetta per ricordare la vittoria referendaria per il divorzio. In effetti Romano Prodi, il cattolico adulto, l’aveva nominata ministro per il commercio internazionale e le politiche europee. E anche per questo si era inimicato la Santa Sede e l’elettorato cattolico. Non ne tenne conto nemmeno Silvio Berlusconi quando, da presidente del Consiglio, nel 1995 la nominò commissario europeo. Subito dopo, caduto il suo primo governo, lasciò le chiavi di Palazzo Chigi a Lamberto Dini. Libero 21 gennaio 2010
Quella è una storia da raccontare non da rimuovere
di Maurizio Belpietro**Direttore di Libero
Si, lo ammetto: ieri ho sbagliato.La prima pagina sulla Bonino non andava bene: sotto al titolo principale avrei dovuto pubblicare la fotografia di Emma mentre trafficava tra le gambe di una donna e la aiutava ad abortire con una pompa di bicicletta, e invece non l`ho fatto.Non ho avuto lo stomaco.Ho pensato ai lettori che ogni mattina vanno all`edicola e a cui già dispensiamo quotidianamente lo schifo della politica e mi sono chiesto: ce la faranno a reggere un`immagine così forte in prima? Mi sono risposto di no: meglio non urtare le coscienze, preferibile pubblicarla dentro, in una pagina interna. Errore: le coscienze le ho urtate comunque, ma quelle di chi preferisce rimuovere, come il nostro Filippo Facci. Il quale non vuole che si ricordi il passato della leader radicale. Vorrebbe ci limitassimo a dire che è una militante impegnata nella difesa dei diritti civili e nulla più.Al massimo che ha fatto la commissaria della Ue. Meglio non ripescare le vecchie storie, le provocazioni, le foto mentre pratica un aborto, immagini posate da pubblicarsi sul settimanale Oggi, a corredo di un`inchiesta dal significativo occhiello: come orientarsi nella giungla dei consultori familiari.Quella vecchia istantanea dimenticata nell`archivio della memoria, risale a 35 anni fa, quando la Bonino, all`epoca sconosciuta, coordinava il Cisa, centro informazioni per la sterilizzazione e l`aborto. In realtà, più che distribuire informazioni in quelle stanze si praticavano aborti. A volte le operatrici lavoravano anche a domicilio, cercando di concentrare quattro o cinque interruzioni per casa. Nel 1976 stimarono di averne fatti più di l0mila: erano gli anni della battaglia per la liberazione della donna, degli slogan sulla proprietà dell`utero e sulla propaganda della vasectomia come metodo per non avere figli.La candidata alla Regione Lazio era in prima fila in quella campagna. Non solo teorizzava l`aborto libero e gratis, ma lo praticava pure. In un`ampia intervista alla sorella della Fallaci, spiegò che per liberarsi del feto bastava poco. «Ci vorrebbe l`aspiratore elettrico», raccontava, «senonché costa un mucchio di quattrini e pesa trasportarlo per fare aborti nelle case». Per risparmiare dunque la Bonino usava un sistema più rudimentale: una pompa di bicicletta con la valvola rovesciata e un barattolo di vetro tipo quelli da marmellata. Si spaventano le donne vedendo questa attrezzatura poco professionale? chiese la giornalista.E l`intervistata a rispondere che no, alle donne importava un fico secco: «Anzi, è un buon motivo per farsi quattro risate che contribuiscono a sdrammatizzare la faccenda».Andava fiera la Bonino di quel che faceva, tanto da autodenunciarsi alla procura di Firenze e farsi arrestare dopo la latitanza. Voleva creare un caso, far discutere e costringere la politica a depenalizzare l`aborto, liberando le donne. La vicenda ebbe lunghi strascichi giudiziari. I pm indagarono Emma e altri esponenti radicali per associazione per delinquere aggravata e per aborto, ma la Camera dei deputati, cui nel frattempo era entrata a far parte, negò l`autorizzazione a procedere e lo stesso fece anche anni dopo, nel 1990, quando Pier Luigi Vigna ripresentò la richiesta.Per paradosso della sorte la sua carriera politica non sarebbe mai cominciata senza quell`immunità parlamentare contro cui la leader radicale si scaglia anche oggi, sostenendo che chi la chiede vuole garantirsi l`impunità. Ma di tutto questo non si deve parlare. Secondo Facci e tanti altri soloni della politica e del giornalismo finto indipendente, certa «roba non dovrebbe trovare dignità di pubblicazione», perché quel che uno ha fatto negli anni Settanta non ha nulla a che fare con quel che farà. Negli Stati Uniti, se qualcuno si candida a fare il governatore di uno Stato, lo rivoltano come un calzino e raccontano perfino se ha fumato uno spinello quando aveva 18 anni e frequentava l`università, ricostruendo tutto, ma proprio tutto, del suo passato. L`articolo di Libero sulla Bonino dunque non è né un attacco personale né un`offensiva contro la legge 194. E solo informazione: so che è difficile capirlo. Ancor di più so che è difficile praticarla.
Da "LIBERO - EDIZIONE MILANO" di venerdì 22 gennaio 2010

26/01/10

Pillola dei 5 giorni dopo. L'antilingua colpisce ancora

Potrebbe arrivare anche in Italia la cosiddetta "pillola dei cinque giorni dopo", vale a dire il farmaco che interrompe la gravidanza fino a 120 ore dal rapporto potenzialmente fecondo.La chiamano "contraccezione d’emergenza", ma è solo l’ennesimo passo verso la privatizzazione assoluta dell’aborto, seppure precocissimo. La nuova pillola (che contiene la molecola ulipristal acetato, nome commerciale EllaOne) appartiene allo stesso gruppo farmaceutico della Ru486, la pillola abortiva. E’ un antiprogestinico sintetico di seconda generazione che svolge una spiccata azione selettiva e antagonista per i recettori del progesterone e impedisce, tra l’altro, l’annidamento dell’embrione svolgendo un’azione intercettiva-abortiva.La filiale italiana della francese Hra Pharma (che produce anche la pillola del giorno dopo) ha comunicato che c’è "l’intenzione di commercializzare il farmaco anche in Italia e che la richiesta è già stata presentata all’Aifa".

Bella. Il film esce finalmente dalla clandestinità

Grazie ad un‘azione congiunta tra Movimento per la vita e Acec il film Bella, vincitore del Fiuggi Family festival 2008, da oggi, 26 gennaio, arriva finalmente nelle sale cinematografiche.Certo non nella programmazione dei blasonati circuiti cinematografici (la censura colpisce ancora), ma le mille sale parrocchiali sparse in tutta Italia possono ugualmente garantire una grande diffusione al film, specie se supportate da una vasta opera di sensibilizzazione. E può essere integrato anche da proiezioni realizzate ad hoc in forma di cineforum o di semplice fruizione. Nell’apposita pagina del sito del Movimento è disponibile l’elenco delle sale che hanno Bella in programmazione nei prossimi giorni e le indicazioni per organizzare proiezioni del film.

07/01/10

ti fa guardare come folle; tutto ti porta ad abortire... proprio nell'età in cui per secoli le donne hanno fatto figli

Adesso dirò una cosa impopolare, e lo farò riportando la storia di Camilla Chafer sull'Independent, che si gloria giustamente di essere stata in grado, pur nella solitudine e povertà, di aver fatto nascere e allevato e educato il suo bambino quando lei aveva 17 anni. Sie è laureata e si sta realizzando come persona; dice che non sarebbe stato così se non fosse stato per la sua scelta di vita. Invece oggi pensare di avere un figlio da giovani (e magari non aboretirlo quando c'è qualche problema) è una scelta controcorrente, che ti isola, ti fa guardare come folle; tutto ti porta ad abortire... proprio nell'età in cui per secoli le donne hanno fatto figli. E' "strana" la Chafer o è strano il resto del mondo?

http://www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/features/im-glad-i-was-a-teenage-mother-1835871.html

la Corte Europea ci prova con l’aborto

Dopo i crocifissi in Italia ora tocca alla legge antiabortista irlandese. Lo scorso 9 dicembre, infatti, si è svolta a Strasburgo, davanti ai 17 giudici della Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, l’udienza relativa al ricorso promosso contro l’Irlanda a causa della legislazione pro-life vigente in quello Paese.Il caso è giunto avanti alla Corte a seguito della richiesta avanzata da tre donne irlandesi di veder riconoscere il “diritto” di aborto anche nell’Isola di smeraldo.L’interruzione volontaria della gravidanza è attualmente illegale in Irlanda, a meno che la vita della donna non sia in grave pericolo, e persino la Costituzione è stata modificata nel 1983 per includere un emendamento pro-life. Oggi, infatti, nella Carta Costituzionale irlandese si legge: «Lo Stato afferma il diritto alla vita del nascituro e, tenuto conto dell’eguale diritto alla vita della madre, garantisce nella propria legislazione il riconoscimento e, per quanto possibile, l’esercizio effettivo e la tutela di tale diritto, attraverso idonee disposizioni normative».Il governo irlandese non ha esitato a difendere a spada tratta la propria Costituzione e le norme che ne derivano in tema di aborto, davanti ai giudici di Strasburgo. L’Avvocato Generale dello Stato, Paul Gallagher, ha dichiarato, senza mezzi termini, che il ricorso rappresenta un «significant attack» al sistema sanitario irlandese. Gallagher si è rivolto alla Corte affermando che «il diritto alla vita del nascituro è basato su fondamentali valori morali profondamente radicati nel tessuto sociale irlandese».La sentenza della Corte Europea è attesa per l’anno prossimo. [...]

Il Sussidiario.net lunedì 14 dicembre 2009
http://www.fattisentire.org/modules.php?name=News&file=article&sid=3338

Sempre più ragazzine inglesi abortiscono anche più volte in un anno

L’anno scorso cinquemila ragazze inglesi al di sotto dei 20 anni hanno abortito, e per tutte quante era almeno la seconda volta…

L’anno scorso cinquemila ragazze inglesi al di sotto dei 20 anni hanno abortito, e per tutte quante era almeno la seconda volta. Sempre in Gran Bretagna fra le donne di età compresa tra i 20 e i 24 anni le cosiddette “recidive”, come si chiamano in gergo statistico, sono state più di 15 mila. Queste sono alcune delle cifre snocciolate questa settimana dal dipartimento della Sanità in risposta a un’interrogazione parlamentare del ministro ombra della Salute, la conservatrice Anne Milton. La quale, dopo aver letto a novembre che la Gran Bretagna è al primo posto in Europa per aborti, soprattutto fra le più giovani, ha chiesto al governo di entrare nel dettaglio. Sono più di 62 mila le donne che nel 2008 hanno interrotto una gravidanza almeno per la seconda volta nella loro vita, ben un terzo del numero totale degli aborti. La maggior parte di loro (oltre 46 mila) erano single di tutte le età e altre 9.500 erano sposate, cui si aggiungono le oltre 6.000 di cui non si conosce lo stato civile. Stando alle statistiche del sistema sanitario nazionale, in 3.800 lo avevano già fatto almeno altre quattro volte. “E’ ampiamente dimostrato che abortire danneggia la salute mentale della donna

http://www.fattisentire.org/modules.php?name=News&file=article&sid=3334

La battaglia della Ru486

“gli interrogativi ruotano intorno alla salvaguardia dell’integrità fisica della donna ed al rispetto di quella legge che da oltre trent’anni legittima l’uccisione volontaria di esseri umani innocenti ed indifesi. L’abominevole delitto descritto dal Catechismo diventa tale solamente quando la donna ne subisce le conseguenze fisiche o morali. Il tentativo di occultamento del male operato dalle lobby abortiste ha probabilmente raggiunto l’obbiettivo fissato: della vittima non v’è più alcuna traccia”

http://www.fattisentire.org/modules.php?name=News&file=article&sid=3326

Evidenze sperimentali indicano come il neonato percepisca il dolore in maniera più intensa rispetto a un individuo adulto.

Evidenze sperimentali indicano come il neonato percepisca il dolore in maniera più intensa rispetto a un individuo adulto. Presso le strutture sanitarie il neonato è sottoposto a trattamenti medici che spesso comportano un’alta probabilità di causare dolore. Nonostante ciò il fenomeno percepito viene sistematicamente sottovalutato in quanto il bambino non è in grado di esprimere verbalmente le sue necessità e le sue sensazioni.
A tale proposito abbiamo intervistato il professor Carlo Bellieni, neonatologo presso l’Università di Siena che recentemente, in una sua pubblicazione scientifica ha esaminato l’effetto del dolore nel neonato e la possibile correlazione con danni cerebrali.

http://www.ilsussidiario.net/News/Scienze/2009/12/11/SCOPERTA-Cos-sapremo-quando-i-neonati-sentono-dolore/54906/

Salute:boom per gravidanze under 18

Per figli under-19 piu' difficolta',picco fenomeno tra immigrate16 dicembre, 20:16

(ANSA) - ROMA, 16 DIC - E' 'boom' per le gravidanze 'under 18': ogni anno, infatti, in Italia 10.000 adolescenti diventano mamme, la maggior parte immigrate.E per i loro figli si prospetta un futuro ben piu' complesso.A lanciare l'allarme su un fenomeno ancora troppo poco noto e' la Societa' italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), in occasione del convegno nazionale Mamme prima dei 19 anni. Le mamme adolescenti in Italia sono passate da 9.525 del 2006 a 9.583 l'anno successivo (+0,5% in un anno).

Londra ci ricasca: gravidanze giovanili? Pillole gratis

Pillole contraccettive senza ricetta per le ragazze: così in Inghilterra corrono ai ripari per l’alto numero di gravidanze di teenagers: 42 ogni mille di loro, nel 2007. Già erano disponibili nelle farmacie inglesi senza ricetta le pillole del giorno dopo -che però hanno ridotto le gravidanze delle ragazze meno di quanto prevedevano i promotori: solo dell’11% - e ora anche questa novità. Insomma, tutti a correre ai ripari contro le gravidanze delle teenagers, senza riflettere che solo il 50% ha poi abortito, mettendo in luce che mentre (leggi tutto...)

da carlobellieni.com

Ai sensi della Legge 7 marzo 2001, n.62, si dichiara che questo sito non rientra nella categoria di informazione periodica in quanto viene aggiornato ad intervalli non regolari.